4.000 chilometri via Como
La narrazione evangelica ha origini oscure e si arricchisce nei secoli di particolari e avvenimenti leggendari. Fatto sta che il racconto dei Magi è tra le credenze più diffuse e radicate. Como ne è coprotagonista perché si vuole che le reliquie la tocchino con la carovana che da Milano le trasporta a Colonia, per ordine del Barbarossa, dove sono tuttora venerate e da dove una piccola parte è tornata nella basilica ambrosiana di San Eustorgio. Né il trasporto all’epoca può evitare Como, già nota ai Romani quale nodo viario da e verso i valichi alpini.
Più antica è la credenza del passaggio della carovana in quella che è oggi Grandate, nei pressi della ferrovia e del campo sportivo, un tempo adiacente alla strada Regia, o Regina. Si vuole che qui si fermi il corteo proveniente da Sant’Eustorgio, a Milano, pare il 22 giugno 1164 come conferma lo storico comasco Primo Tatti.
La chiesetta dedicata a Sant’Adalberto ospita qui per una notte l’arcicancelliere del Barbarossa e vescovo di Colonia, Rainaldo Dassel, e i suoi seguaci.
La tradizione vuole che l’urna con le reliquie venga appoggiata quella notte su un grosso sasso ora affondato nel terreno per il suo stesso peso. La credenza popolare nella zona di pausa della carovana afferma che chiunque sposti o tenti di muovere il sasso “sacro” è destinato a fare una brutta fine.
Successivamente il gruppo prende poi la via Regia, fino a Menaggio, passa da Grandola, Chiavenna, Coira, e infine Colonia, dove arriva il 22 luglio 1164.
Una storia più recente è quella di un ex convento che viene risparmiato dal “piccone risanatore” che cancella nel 1934 il quartiere malfamato della Cortesella.
Comunque oggi è l’albergo Tre Re, che si vuole prenda il nome da un’antica locanda, altra sosta delle pellegrine reliquie. L’esterno non è particolarmente suggestivo, anche se sono riconoscibili le vecchie scuderie e ha un’uscita, già ingresso, sulla medievale via Vitani. Gli interni presentano chiari segni architettonici secolari e arredi d’antiquariato d’epoche diverse. Inconfondibili sono le colonne di ghiandone moltrasino di una delle sale, tipiche delle corti medievali, e lo scalone per i piani nobili.
Estratto da Bartolini, Franco, 2003, Como Nascosta, New Press, Como